Quando ero bambina si usava tenere un
diario che veniva chiamato “diario personale” o “diario segreto”, perché era un
posto dove potersi esprimere liberamente, senza nessun timore di essere
giudicati.
Le cose belle che succedevano,
venivano scritte per ricordarle o fissarle meglio nella memoria; le cose brutte
venivano scritte per sfogarsi, era un modo per non tenersi tutto dentro però
era un dialogo a senso unico.
Si poteva scrivere mille volte “ma
perché è successo questo?”, “perché proprio a me?”, oppure “come posso uscire
da questa situazione?”, ma una risposta non c’era.
Ecco cosa vorrei in questo Blog, che
mi scriveste come al vostro diario segreto, che in questo caso però vi risponde
e lo fa con il cuore.
Non saranno risposte accademiche, perché
arriveranno da chi ha sperimentato e superato le vostre stesse situazioni,
acquisendo la consapevolezza che ora voglio condividere.
Chiedere, è il primo passo per uscire
dal “giardino della tetraggine” nel quale entriamo quando non abbiamo risposte
e spesso ci rimaniamo per molto tempo.
Io mi sono proposta di non restarci
più di un quarto d’ora, giusto per concedermi umanamente, la mia porzione di
autocommiserazione.
Dopodiché ne esco più veloce della
luce, riprendendo il cammino con serenità.
Potete inviare la domanda
all’indirizzo ildiariorisponde@gmail.com
scrivendo per esempio:
“Caro diario ho bisogno di …”
Non serve usare il vero nome, ma è
fondamentale indicare la vera età.
Il linguaggio che userò per un 15enne
non sarà come quello che userò per un 50enne.